Categoria: editoriali
L’invidia
Dai sintomi di base al Sè psicotico
LO SGUARDO DEL DESIDERIO. NOTA SU UN CASO DI SMARTPHONE-VOYEURISMO
Il panico come evento trasformativo
Le tematiche di abuso sessuale precoce in un campione femminile di pazienti psichiatrici acuti
Una ricognizione fenomenologica delle allucinazioni acustiche verbali
“Praecox-feeling” – Fossile o Fulmine?
19 ottobre 2018
di Gilberto Di Petta
Il sesto incontro del XVIII Corso Residenziale di Psicopatologia Fenomenologica “L’arte di comprendere” ha visto tra i relatori il Presidente della Società Italiana per la Psicopatologia Fenomenologica: Gilberto Di Petta
Nella Gruppoanalisi dell’esserci
Report del “Seminario residenziale con Gilberto Di Petta – Torino”
29 giugno 2018 – 1 luglio 2018
di G. Ceparano
Quando l’aereo ha iniziato la discesa su Napoli si intravedeva il Vesuvio, le luci delle case, la mia terra. Nella mia testa, nel mio corpo, nella carne ancora vive le sensazioni vissute, raccolte, attraversate. Il fiume Stura di Ala lo sento ancora scorrere, le montagne che circondano la valle più stretta e ripida delle Valli di Lanzo come se continuassero ad avvolgermi in un caldo abbraccio. Li porti sempre con te i luoghi, come cornice dei vissuti, degli incontri vivi e vitali. Due notti e tre giorni, con persone che conoscevo ed altre da conoscere, con l’uomo che pensavo d’essere e con quello che si sarebbe lasciato, come sciolto nel magma bollente dell’emozioni, incontrare. Ringrazio il Laboratorio di Gruppoanalisi di Torino, affiliato alla C.O.I.R.A.G., che nelle persone di Giovanna Urgo e di Ugo Corino hanno reso possibile l’esperienza.
L’ultimo giorno, verso le 12:30 del primo luglio, il gruppo si è salutato; anzi: Ci siamo salutati. Come se ci conoscessimo da tempo, come se un abile ricamatore avesse unito in una fitta trama fili di tessuto, ed avesse dato forma a qualcosa d’informe. Questo artigiano dalle mani fatate, non è più un uomo, anche se è stato un uomo a partorirlo. Una creatura che ha compiuto venti anni, nata nella periferia di Napoli, tra i tossici che nessuno vuole averci a che fare: la Gruppoanalisi dell’esserci!
Come ogni figlio allevato, nato dai geni e dal genio, porta con sé il suo essere “di”. Grazie Gilberto Di Petta, tu con la tua storia, con la tua caparbia, con la tua tenacia; tu che porti con te, dentro di te, dandogli sempre voce, i maestri della Scuola Italiana di Psicopatologia Fenomenologica. Tu che sei l’endogeno della creatura che è venuta alla luce.
Noi da te, con te, come a bottega, abbiamo l’onere e l’onore di poterla conoscere, comprendere, apprendere, ma soprattutto di lasciarci incontrare, attraversare. Certo come ogni figlio si unirà con qualcuno, e con questo qualcuno assumerà ulteriori soggettivazioni, ma l’essenza resterà sempre lì. Quel metodo fenomenologico, che per alcuni resta sfondo, con questa creatura prende forma, sostanza; insomma, si fa prassi. Quel mimetico che Calvi ha rivelato nei suoi esercizi fenomenologici, trova come carne il gruppo, da cui e per cui ogni immagine, ogni figura, può mostrarsi in carne ed ossa; aprendo i guadi, per poter andare oltre ed anche tornare.
Danilo, Giovanna, Luigi, Paolo, Serena, Gilberto, Barbara, Ugo, Lella, Matteo, Sabrina, Luigi, Lucia, Silvana, Savio, Alessandra, Luciano, Maria e Peppe, in questi tre giorni, in questo incontro tra i mondi della gruppoanalisi e della psicopatologia fenomenologica, con tutti loro stessi, hanno atmosferizzato i gruppi di Gruppoanalisi dell’esserci; con i loro battiti, con il loro sudore, con le loro lacrime, lo hanno reso caldo, magmatico. Il vitale, l’endogeno dei singoli, risuonava forte, voleva mostrarsi.
Il conduttore, Gilberto, esplicitando attraverso le parole, il tono, la postura, quello che stava provando in quel momento gettava legna sul fuoco che infiammava i singoli, il gruppo. Ad uno alla volta, ognuno cercava di tramutare in parole quel che provava, momento in cui, il Koerper ed il Leib si fondono, aprendosi all’altro, agli altri.
L’epochè intenzionata da Gilberto gli permetteva di cogliere, di essere colpito dalla situazione, dalle strutture ed i moti dei singoli e del gruppo, raccogliendo i cocci, i frammenti, i pezzi del puzzle che l’intuizione eidetica gli rimandava. Come un abile artigiano, con le mani nell’argilla sul tornio, ricomponeva negli incontri al centro l’immagine, la figura, che poteva congiungersi con gli intimi vissuti dei singoli e del gruppo.
Corpi che, incontrandosi, si incrociavano in una trama fine e dettagliata, dove il vitale dei singoli confluiva nell’intersoggettività, scuotendo l’intrapersonale. Un viaggio ai limiti del naufragio, dove non si deve solo tenere la rotta a vista, ma sono necessarie le conoscenze, le esperienze, la formazione, per evitare che il naufragio si compia. Il giro finale, non è un giro per ricomporre, ma è un giro per mantenere dischiuso quel solco aperto con i nostri intimi strati vitali, che se prima appariva come ferita ora può iniziare a mutarsi in ponte per incontrare il mondo, l’altro, noi stessi, in un moto progettante ed edificante.
Ogni incontro di Gruppoanalisi dell’esserci che abbiamo esperito in questi tre giorni ha lasciato un segno, delle tracce, incontri che hanno toccato l’anima. Quello di sabato mattina, quello di sabato pomeriggio e quello di domenica mattina. Mi sono stancato, ho messo a dura prova il mio equilibrio interiore, mi sono lasciato andare, mi sono perso negli abbracci, mi sono lasciato ricomporre da chi mi stringeva forte le mani, ho lasciato che i vissuti degli altri mi contaminassero, ho toccato la terra dove poggiavo i piedi, ho sentito forte la mia impotenza di fronte all’ineffabile. Il gruppo mi ha sorretto, non ho avuto paura, la rabbia diventava energia per aprire nuovi spazi, la tristezza poteva essere accolta. Le mancanze, le perdite, aprivano e mettevano in contatto le nostre strutture; l’intersoggettivo rianimava l’interpersonale.
La dimensione fondante fenomenologica dà alla Gruppoanalisi dell’esserci la duplice possibilità di essere esperienziale e terapeutica, di poter essere costituente nel fondare e tenere l’equipe, e curativa nel trattamento psicopatologico.
Questi tre giorni, le cene, i pranzi, le uscite, i momenti conviviali, i gruppi teorici o meglio di discussione, sono stati intensi, e ci hanno fatto sentire gruppo. Le esperienze di Gruppoanalisi dell’esserci saldavano le nostre esistenze, risuonando ancora anche quando queste terminavano. Quelle persone a cui mi sono presentato venerdì pomeriggio unite a quelle che già conoscevo, non sono solo diventate come vecchi amici, come un gruppo di lavoro affiatato, ma essenzialmente qualche cosa d’altro perché qualcosa di intimo ci unisce, ci appartiene: Ci siamo reciprocamente donati qualcosa.
Bibliografia
Di Petta G., Gruppoanalisi dell’esserci – Tossicomania e terapia delle emozioni condivise, Pres. L. Calvi, Pref. B. Callieri e A. Correale, FrancoAngeli, Milano, 2006.
Dal “Largo Bruno Callieri”
Report
“Callieri era dotato della più importante virtù per un medico dell’anima, cioè d’una costitutiva inclinazione alla passione dell’umano, e per conseguenza d’una formidabile attenzione alle note dissonanti della sofferenza esistenziale.” (Masullo A., 2013)
Il Comune di Castel Madama (Roma) ha voluto intitolare un luogo, uno spazio, al maestro Bruno Callieri; la scelta è ricaduta su uno spazio la cui funzione di transito prevale su quella di luogo di ritrovo, un largo appunto. Il professore dopo aver attraversato il tempo lasciando il segno nella storia della Scuola Italiana di Psicopatologia, oggi ha anche uno spazio fisico che, il caso o chissà cos’altro, ha voluto che fosse uno spazio adibito al transito, uno spazio che porta a nuovi orizzonti, verso spazi vissuti.
Per concludere vogliamo ripresentare il video dell’ultima partecipazione pubblica di Bruno Callieri.